EMOZIONI FORTI
Era la penultima di ritorno della passata stagione quando al triplice fischio finale mi lasciai andare, sedendomi sul terreno di gioco, sconsolato. Sembrava l'epilogo amaro di un percorso contrastante e a tratti difficile, che ci aveva visti in testa per moltissime giornate per poi perderci sul più bello, scivolando fuori perfino dalla griglia play-off. Io allenavo la Caronnese e la squadra che ci aveva battuti sul nostro campo era il Gozzano. A darmi una mano per rialzarmi (non metaforicamente, proprio fisicamente) fu l'allora allenatore dei cusiani, Massimo Gardano, che tutt'oggi ringrazio per quel gesto. Poi per fortuna e un briciolo di giustizia nell'ultima giornata a Chieri andammo a riprenderci quel "traguardo minimo" che a mio avviso meritavamo, guadagnandoci la possibilità di giocare la semifinale play-off a Varese. Rimaneva però dentro di me quell'immagine non felice, non bella di una giornata stremante e spossante.
Quando ieri sono sceso dal pullman e sono tornato a pestare quella stessa erba, ho rivisto la scena. Era stata l'ultima volta che avevo messo piede su quel campo, che era stato il mio per un'intera stagione. Casualità ha voluto che ci tornassi proprio alla guida del Gozzano e confesso che il timore che la stessa scena si potesse ripetere a parti invertite c'era e non perchè non credessi fortemente nella superiorità tecnica e morale della mia squadra, ma perchè nel calcio, come si suol dire, non si sa mai, e i mezzi per metterci in difficoltà vera la Caronnese, almeno sulla carta, li aveva tutti.
Poi al fischio di inizio tutto questo è sfumato via. Come sono evaporati gli abbracci e i saluti a persone che conoscevo e mi erano state più o meno vicine l'anno precedente, che comunque porto nel cuore ma che su quel terreno, in quella giornata, per forza o per amore andavano a incrociarsi, beffardamente, con quello che era il mio percorso professionale, il mio cammino, oltre ovviamente a quello della squadra che alleno e della società che rappresento. Dai primi minuti mi son reso conto che eravamo in palla, come sempre negli ultimi due mesi, che eravamo concentrati e presenti. E il gol di Perez ha decisamente messo la gara sui binari che volevamo. Però faceva caldo, fuori e dentro di noi. Un peso pazzesco per un risultato che doveva e poteva essere uno solo che che si capiva il nostro avversario non la pensasse allo stesso modo. Guerra sportiva, guerra vera, di quelle che alla fine ti lasciano ancor più soddisfazione. Quando Corno ha colpito la traversa ho avuto un brivido che mi ha attraversato la schiena. Un'unica vera azione ben orchestrata dai nostri avversari rischiava di complicarci tremendamente la domenica, il campionato, la vita. Chi crede nel destino dirà che era scritto così. Io credo che è stato il pensiero di tutti in campo, fortemente concentrato sull'obiettivo comune, a soffiare su quella palla quel tanto che bastava per farla appoggiare sul legno. Scampato pericolo, fiducia rinnovata e rinforzata, fino al gol di Gemelli, al quale proprio prima della gara, come a tutti i panchinari di giornata, avevo ricordato l'importanza dell'ultimo quarto d'ora e di come, anche partendo da fuori, si potesse entrare nella storia oltre a ritagliarsi una soddisfazione impagabile e indimenticabile sul campo. La sua esultanza, la sua corsa liberatoria verso i nostri tifosi, stavolta davvero caldi e fondamentali per il mantenimento della concentrazione e della determinazione per tutti i novanta minuti, mi ha messo nuovi brividi, stavolta di emozione pura, che si sono diffusi dalla schiena a tutto il corpo, perdurando perfino, per quasi un minuto.
E' stata una domenica di emozioni pure, emozioni forti, emozioni impagabili. Non so ancora come finirà, non credo nel destino ma nelle cose che ti vai a costruire giorno dopo giorno, col lavoro e la volontà. So però che questa giornata di calcio e di sport rimarrà impressa nelle menti e nei cuori dei tifosi, calciatori, tecnici e dirigenti del Gozzano per i prossimi... mille anni.